venerdì, ottobre 24, 2008

Pasteur occupato

Insegno nel liceo dove andava a scuola Giorgiana Masi, uccisa 31 anni fa durante una manifestazione pacifica a Roma per festeggiare la legge sul divorzio. 

L'intervista a Cossiga dei giorni scorsi, dove l'ex presidente della Repubblica incita all'uso della violenza per sedare le proteste contro il decreto Gelmini, mi fa venire la pelle d'oca visto che l'onorevole invita le forze dell'ordine a non avere pietà e 

"mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano". 

"Anche i docenti?" chiede l'intervistatore.

"Soprattutto i docenti (...). Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che in-dottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale".

Ora, io rientro in pieno nella categoria visto che ho 31 anni. Sono nata in quel 1977 di piombo in cui veniva uccisa Giorgiana Masi. 
Nella mia scuola c'è una lapide a lei dedicata e si vorrebbe far lezione lì per ricordare la libertà di insegnamento sancita dalla nostra Costituzione all'art. 33. 

Alla luce di quanto dichiarato nei giorni scorsi da Cossiga, che all'epoca dei fatti era ministro dell'Interno, una deputata radicale del Pd ha chiesto di istituire una Commissione d'inchiesta sulla morte di Giorgiana Masi. 

Oggi gli studenti del Pasteur hanno deciso di occupare la scuola, dopo un'assemblea a cui abbiamo partecipato anche noi docenti, preso la parola per controproporre una cogestione legale della scuola e mettere in luce i rischi dell'occupazione.
Ma anche loro sono liberi di scegliere. Anzi proprio il richiamo a non farsi strumentalizzare e a dimostrare la propria autonomia ha fatto presa sulla massa, quando si è trattato di votare per l'occupazione. 

Faccio fatica a districarmi in questa lotta. Io combatto in quanto precaria appena entrata in graduatoria nella scuola. Saranno su di me e su quelli come me che taglieranno 87.000 posti di lavoro. Senza cassa integrazione e senza sussidio di disoccupazione. 
Non saranno licenziamenti veri e propri, perché noi precari non siamo assunti. Siamo supplenti che giriamo per le scuole e per le cattedre altrui, o per le cattedre di nessuno come la mia, mia fino alla nomina dell'avente diritto
Dei precari non si parla molto, perché molti di noi già da quest'anno se ne restano a casa, non sono stati chiamati per nessuna supplenza, quindi di fatto non esistono
Un professore mi ha detto: "Sarà sempre di più così, fino a quando non si parlerà più di voi e sarete svaniti nel nulla".