mercoledì, giugno 21, 2006

Zadie Smith a Massenzio

Ieri sera ho ascoltato il reading di Zadie Smith al festival della letteratura nella basilica di Massenzio, accanto al Colosseo.
Prima l'attrice Valentina Cervi ha letto un brano dal suo ultimo libro, On Beauty, e poi è arrivata lei.
In un inglese che ti fa venir voglia di essere inglese ha letto un testo scritto per il festival, intitolato A room without books. Cercandolo su internet ho scoperto che il titolo è una citazione da Cicerone.

Ha incominciato dicendo che ogni nuovo libro è una correzione, di qualcosa che si è già scritto, di qualcosa del passato.
L'estasi per aver concluso un'opera dura solo il tempo di rendersi conto dei suoi limiti, del suo ineliminabile marchio, che è poi l'autore stesso.

Bisogna fare i conti con questi limiti. L'idea di libertà assoluta non le interessa. Perfino i bambini sanno che è un'idea fasulla. E' interessante invece vedere come le persone si strutturano e si definiscono in base ai limiti che si pongono, più o meno consapevolmente. I limiti determinano il corso e la forma che prenderà la nostra vita. Si può capire molto su una persona guardando ai limiti che si è scelta e al perché.
Questa idea di dover fare i conti con i limiti non solo interiori ma anche sociali, strutturali, la trovo estremamente liberatoria. Altro che superare i limiti.
La vera sfida è riconoscerli. Solo così diventiamo persone adulte, che rinunciano a sbattere i piedi ogni volta che qualcosa non va.
E' un esercizio di disciplina, di controllo. Non è un caso che questa lezione venga da una scrittrice, da un'artista. Senza disciplina non vai da nessuna parte.

Il controllo si perde quando si licenzia l'opera. In quel momento, ha detto Zadie, ogni scrittore fa una specie di capitombolo davanti al pubblico. In quel momento forse ridiventa bambino.