giovedì, novembre 29, 2007

Qui Roma

Ieri in autobus sono salite 3 controllori donne. Erano belle ragazze con la faccia simpatica, generosa. L'autobus era un po' pieno ma non troppo. Arrivate al centro hanno beccato 2 stranieri, forse rumeni. Non li ho visti in faccia perché ero seduta, ma ascoltavo, come tutto il resto dell'autobus, quello che succedeva.
Le ragazze hanno chiesto loro il biglietto, che non avevano, e poi un documento o una fotocopia del passaporto. I due uomini continuavano a dire di non avere niente e di chiamare pure i carabinieri.
Uno dal pubblico ha detto: - Mò voglio proprio vedere che je fai.
Le donne hanno chiesto di fermare l'autobus e li hanno fatti scendere, perché c'era un gabbiotto di vigili urbani a pochi metri. Li abbiamo guardati scendere. Ho pensato che deve essere dura fare il controllore donna. Loro non sono scappati.

Quello dal pubblico che ha chiesto una punizione esemplare, non l'ho visto in faccia. Non aveva una voce molto più rassicurante di quella dei due uomini stranieri.
Ho ripensato a un articolo di Ilvo Diamanti uscito su Repubblica poco dopo l'uccisione del tifoso e gli atti vandalici di Roma.
Scriveva che gli italiani ormai sono un popolo di dissociati, con due pesi e due misure. Se a sbagliare è un extracomunitario o un rumeno, si scatena un orgoglio civile che unisce la nazione. Peccato che non succeda lo stesso quando degli ultrà italiani distruggono un quartiere o il treno su cui viaggiamo, o quando a dover pagare le tasse è mio padre, mio marito o mio figlio.

A proposito di sgomberi forzati, che sono seguiti a mò di punizione esemplare dopo l'omicidio della donna romana, volevo segnalare questo articolo:

Pochi giorni fa, ai primi di novembre 2007, l’Alto Commissariato dell’Onu per i Diritti Umani ha richiamato l’Italia per il mancato rispetto delle norme internazionali in materia di diritti delle popolazioni rom. In particolare, sono state messe sotto accusa le azioni di sgombero forzato degli insediamenti ‘legali’, oltre che di quelli abusivi, a Roma e in alcune altre città italiane. In questi insediamenti vivevano comunità ‘storiche’ rom, insieme ad altre di più recente immigrazione. Si tratta di una vera e propria ‘ripulitura del territorio’ ai fini del decoro pubblico, come sembra sostenere il sindaco Walter Veltroni. La condanna dell’Onu segue quella dell’aprile 2006, sancita dal Comitato Europeo per i Diritti Sociali (CEDS): con questa l’Italia viene accusata di sistematica violazione del diritto delle popolazioni rom ad un alloggio adeguato, in riferimento all’art. 31 e art. E della Carta Sociale Europea Revisionata .

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