martedì, giugno 27, 2006

Blogging sul balcone



Serata senza niente da fare, nessuno a casa (madre, fratello), Alberto impegnato altrove, mi godo questa solitudine che condivido con i tre gattacci stremati dal caldo. Ho cucinato uno spago al pesto e l'ho mangiato in balcone.

Ieri sera a cena raccontavo ad Alberto le ultime idee che avevo prodotto, mentre lui era in Norvegia, a proposito di quello che vorrei fare da grande.
Il mondo dell'editoria 'per adulti', che era la prima scelta fino a poco tempo fa, parlando ieri mi sembrava tremendamente arido.
Forse ero influenzata dal lavoro di editing che sto facendo per un'enciclopedia della scienza e della tecnica, ma dicevo cose come:
Chissene frega di pubblicare nuovi libri, mediocri, di cui nessuno ha bisogno. Chissene frega di lavorare a libri di cui non ti interessa nulla e che non leggeresti mai.

Di botto tutto quello che ho masticato per anni all'università, l'amore per i libri, la filologia, l'accuratezza nelle citazioni, mi sembra qualcosa di fondamentale ma che non mi interessa più se fine a se stesso.

Ma non è solo una questione di interesse. Ho il sospetto di essere del tutto digiuna di quell'etica del lavoro che ti fa lavorare, anche quando il 100% di te non è coinvolto e convinto di quello che sta facendo. E non ne vado fiera.

Fare ricerca ti abitua alla libertà, ad avere il pieno controllo sul tuo lavoro... riesci addirittura a giustificare i momenti d'ozio o di sonno profondo. Eppure ho odiato anche la ricerca, mentre c'ero dentro.

Oops, è spuntato un geco sul muro gghh!

Mi sconvolge questo rifiuto che ho nei confronti di quello che ho fatto per dieci anni della mia vita, la filosofia. E' un normale, fisiologico momento di saturazione?

Riprendo a scrivere dopo un paio d'ore, passate a chiacchierare con una mia amica qui in balcone. Ultimamente mi trovo a dover convincere gli altri che la ricerca in filosofia non è la mia strada. So che non è un caso. Che evidentemente sto cercando di capirci qualcosa anch'io. Ma ogni volta uso argomenti più forti e alla fine mi ritrovo spossata come dopo una perorazione in tribunale (o almeno così me le immagino).
La mia amica mi suggerisce di trascorrere il mese di agosto negli Stati Uniti, invece che in Croazia, buttare un occhio nelle università americane, parlare con gli studenti e vedere se per caso mi torna la voglia. Dice che quello che mi è mancato nella mia carriera accademica è il confronto con persone mie simili, un'esperienza che mette alla prova la tua passione, nel bene o nel male.

Io le ho risposto che non può essere la voglia di confronto e di stimoli la molla per continuare a studiare, fare domande per borse di studio e contattare professori. La molla dovrebbe essere l'oggetto della tua ricerca, e per me non è (quasi) mai stato così. Questo è stato il mio ultimo argomento, che ha messo a tacere sia la mia amica che me.
Rilancio la palla a chi legge, mi sarebbe di grande aiuto :-)
Intanto buonanotte.

3 Commenti:

Alle 24 luglio, 2006 21:14 , Blogger maria ha detto...

Cara Olivia,
ho letto con molto interesse questo tuo post...devo dirti che sono abbastanza d'accordo con la tua amica riguardo al fatto di trascorrere un periodo all'estero per conoscere l'ambiente e per confrontarsi! Ma devo darti ragione quando dici che se non c'è la molla interna trainante non c'è niente da fare. Nell'attesa che ti scatti, fai bene a fare nuove esperienze formative...e a divertirti! ;-)

 
Alle 24 luglio, 2006 23:17 , Blogger olipal ha detto...

Ciao Maria, sei la Maria della scuola o un'altra? Comunque, anch'io penso che andare all'estero sia un'esperienza unica. Ma le cose vanno fatte al momento giusto, credo. Io sono andata fuori con l'Erasmus e ho tentato di andare negli Stati Uniti durante il dottorato, salvo essere bloccata dalla mia prof, perché altrimenti non avrei mai finito quello che stavo facendo in Italia. E' bello mettersi alla prova in una cultura nuova, presentarsi senza presentazioni, sperimentarsi diversi in una lingua che non è la nostra, ecc.
Ora però ho voglia di esperienze più 'radicate' e più radicali, anche se non per forza nella mia città o nella mia nazione. Staremo a vedere. Ciao

 
Alle 06 novembre, 2006 13:31 , Anonymous Anonimo ha detto...

sei proprio una troia

 

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